ARCHIVIO ANGOLO DELLE RIFLESSIONI
Lutto per l’Associazione
L.A. VOL.A.N.D.A. ha perso un AMICO. Daniele Pagano è volato in cielo. Sarebbe banale cedere alla retorica di circostanza o allo sconforto della contrizione... Limitiamoci ad esprimere sincero cordoglio e vicinanza ai Suoi cari, in un momento tanto doloroso. Di fronte alla morte, tutto appare minuscolo... Cogliamo invece, se possibile, l’occasione per riflettere sul senso della vita, del nostro impegno e del dolore innocente.
Perchè aderire nel Movimento Italiano Disabili
Assistente sessuale? In Francia ora si fa sul serio
di Franco Bomprezzi
La notizia è destinata sicuramente a rilanciare un dibattito che continua a correre sottotraccia, nei blog, in Rete, nei social network. Arriva dall’Essonne, un Dipartimento vicino a Parigi, poco più di un milione di abitanti, guidato da un presidente socialista, Jerome Guedj, che adesso annuncia la creazione di un “tavolo di riflessione sulla vita affettiva delle persone in situazione di handicap”.
Ci sarà dunque un gruppo di lavoro pubblico, con esperti di varie materie, che studieranno il problema, anche con visite in Svizzera e in Belgio.
Forse è il primo effetto “politico” del successo del film “The sessions”, di cui ha parlato ampiamente su InVisibili Simone Fanti.
Non è ancora l’istituzione della figura professionale dell’assistente sessuale, ma è un primo passo in quella direzione.
La stampa locale ha riferito della tavola rotonda tenutasi sabato 11 agosto, nell’ambito della festa de L’Unità di Stienta-Zampine. Per motivi editoriali, non è stato dato il necessario risalto al “focus”dell’incontro, cioè la “centralità della donna” quando nella famiglia vi sia il problema "disabilità". E’ un peccato, perché avrebbe meritato maggior risalto. Assicuro gli internauti che rimedieremo a breve.
Frattanto, Buone vacanze a Tutti
Incontro con la diversità
Le considerazioni riguardanti la disabilità sono sempre molto pericolose perché rischiano, pur con le migliori intenzioni, di scivolare nella banalità, a cominciare proprio dal termine diversabile, che richiama comunque alla diversità, peraltro mascherata, nel senso che, credo, letteralmente, diversabile dovrebbe significare capace a fare qualcosa che altri non sono in grado di fare, mentre nel caso in questione potrebbe più facilmente riferirsi alla capacità di fare qualcosa come gli altri, senza negare una difficoltà di fondo. Inoltre, la visibilità conquistata, rimanda a quella "saga" dei buoni sentimenti, del volersi tutti bene, e del voler ancor più bene, dell’ammirare ancor più chi soffre e chi è sfortunato, che pare essere tanto di moda, piuttosto che ad una reale inclusione sociale del portatore di handicap (specie se di natura cognitiva).
L’inclusione, invece, va perseguita con grande tenacia, (quello che fa nel suo piccolo L.A.VOL.A.N.D.A. dal 2004), ricercando un equilibrio tra due opposti atteggiamenti:
- la negazione, come negazione di malattia vera ("Se mi invitano a qualche "Festa del malato" non ci vado perché non sono malato", etc etc), di un disagio ben evidente, difesa dalla sofferenza e dalla frustrazione, con squilibrate fantasie di una realtà anche più normale di quella dei "normodotati" (definizione di Claudio Imprudente).
- all’opposto, la depressione, che va bypassata nella quotidianità operosa fatta di relazioni partecipate, (notoriamente siamo contro le “riserve indiane” anche quando ben realizzate), anche a costo di qualche frustrazione, affrontando l’inadeguatezza che ne può derivare.
La verità è che oggi manca completamente una pedagogia sociale che recuperi la centralità della persona e il significato della vita, contestualizzandola ben oltre l’illusione della felicità ipotizzata dagli stilemi culturali della “società del benessere a tutti i costi”. Ci vorrebbe un approccio meno drogato dai cliché imperanti, che sbilanciano il quotidiano alla ricerca della perfezione ed al successo come ultima ragione, di un paradiso qui e ora, avvelenandoci la coscienza. Una vita, spericolata non ci serve, ne restituisce dignità al dolore. Però, “Vivere non basta” senza una progettualità, un’idea di futuro, la ricerca di una donazione di senso. Può averlo, oppure no ma noi abbiamo il dovere di provarci.
16.04.2012
U.M.B.
RIFLESSIONI SU FACEBOOK
Pochi giorni orsono, Claudio Imprudente ha accettato l’amicizia in Facebook (v. riflessione su Incontro con la diversità in facebook). Non vi dico cosa penso personalmente di questo “social network” perché rischierei di rompere qualsiasi amicizia...mi limito solo ad osservare come con questo strumento, terribilmente facile da usarsi, si consumi la banalizzazione del termine “amicizia” e del valore dell'amicizia stessa, creando una lista di persone eterogenee, dislocate in ogni parte del mondo, di ogni cultura, che sono tutti miei “amici” ma che, in realtà, non conosco affatto.
La dimensione di questa esperienza fa riflettere sul come sia “facile”, attraverso l’esperienza elettronica e virtuale, voler cercare delle compensazioni affettive con la scorciatoia che eviti di dover “affrontare” per davvero gli esseri umani.....forse perché è più facile costruire un mondo che vorremmo ideale senza farci scoprire?
Sarà...
Però nella parola amico c'è la radice del verbo latino amo (as,avi,atum,are) che significa amare......e da che mondo è mondo l’Amicizia, quella vera, nasce attraverso l’affetto e la relazione. L’unica, via attraverso la quale sapersi rapportare col mondo, con chi lo abita e con ciò che questo comporta.
Del resto, se è vero che uno dei vantaggi di Facebook è quello di poter aprire pagine e di conseguenza discussioni su argomenti di ogni genere, con chiunque lo si voglia, illuminate è la ricerca del sociologo Cameron Marlow che ha avuto la bella iniziativa di pubblicare i risultati di uno studio condotto dal Facebook Data Team sulle dinamiche sociali degli utenti.
Ogni profilo ha la possibilità di avere 50, 100 e anche 500 e passa amici.
Con l’aiuto di 30 volontari e col passare dei giorni, Marlow notò come gli individui che avevano più di 500 amici interagivano, attraverso la chat o il commento di foto e link, con un numero di persone di gran lunga inferiore al totale di amici, ad esempio solo una decina. Le relazioni aumentavano col diminuire della somma complessiva degli amici. Insomma con l’aumentare di chi sceglieva l’altro rettangolino. Quello bianco, anonimo, con la scritta nera: “Ignora”.
U.M.B.
Giusi Ragazza down si laurea a Palermo dottoressa in Lettere *
Non può che far piacere! Tuttavia propongo una riflessione controcorrente: L’eccezione non fa regola, né significa che tutti possano farcela, ottenendo risultati che non modificano nella sostanza il problema e che, anzi, può ingenerare frustrazione per tutte quelle famiglie che inevitabilmente si sentono colpevolizzate per non aver saputo fare tanto. Non solo, ma l’inseguimento di una “normalità” ad ogni costo, restituisce l’idea di un uniformismo radicato che, diciamolo pure, sotto sotto ricusa la diversità! Non è facile. Dobbiamo però, accettare che ciascuno è diverso dall’altro e che la diversabilità fa parte della vita. Semplicemente ci si deve convivere, ecco tutto. Perciò complimenti a Giusi ma complimenti a tutte quelle famiglie che sanno accettare serenamente (per quanto possibile) i loro figli, così come sono!
* in realtà è stata ripresa in rete, ma risale al marzo 2011.
L'ISTRUZIONE
L'Italia è uno dei pochi Paesi ove le persone disabili sono in gran parte integrate nelle scuole normali. Tuttavia, permane una percentuale considerevole di persone disabili, anche giovani, senza alcun titolo di studio.
E' POSSIBILE UN CENSIMENTO?
L'Istat ha valutato, in preparazione del decennale "Censimento della Popolazione", la possibilità di inserire nel questionario dei quesiti mirati volti a giungere a un "Censimento dei disabili". Ma una serie di valutazioni ha sconsigliato tale scelta. L'indagine sulla "Condizione di salute e ricorso ai servizi sanitari" ha però evidenziato come non sia possibile rilevare tutte le disabilità (soprattutto
mentali) per una certa reticenza delle persone a esplicitare tale condizione. Inoltre, I quesiti sulla disabilità rientrano tra i cosiddetti "quesiti sensibili" ai quali le persone possono rifiutarsi di rispondere.
Fonte: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Istituto Nazionale di Statistica (Roma, 30 ottobre 2001)
INTEGRAZIONE SOCIALE
Il livello di integrazione sociale delle persone disabili può essere individuato attraverso la valutazione del grado di partecipazione attiva acquisita nella vita quotidiana.
La partecipazione sociale è, infatti, il risultato di un processo durante il quale la persona sviluppa la propria identità e autostima, forma il proprio carattere. E ciò all'interno di due contesti: quello delle relazioni primarie, familiari e amicali, e quello delle relazioni secondarie, scuola e tempo libero. Una misura del coinvolgimento diretto del disabile in alcune attività della vita quotidiana è fornita dall'utilizzo di alcuni servizi presenti sul territorio, come uffici anagrafici o postali, Asl, banche (Istat, 1999). Solo il 25% dei disabili da 14 anni in su si è servito negli ultimi 12 mesi, di un ufficio anagrafico per certificati, documenti o altro, contro il 43% dei non disabili. Le differenze rimangono significative anche per gli uffici postali e in banca.
La situazione è capovolta nel caso dell'Asl (per prenotazioni o per pratiche amministrative), dal momento che per motivi di certificazione dell'handicap o per necessità di monitoraggio del proprio stato di salute, il disabile entra più spesso e
facilmente in contatto con l'Asl.
Il grado di partecipazione di una persona alla vita sociale, può essere misurato anche attraverso la frequenza con la quale si aggiorna sulla situazione socio- economica e politica della società in cui vive. Sembra che le persone disabili si informino meno rispetto agli altri; tale differenza tende ad aumentare in modo proporzionale all'età, aumento forse dovuto a una minore scolarizzazione nelle fasce di età più anziane.
Indicativa dell'integrazione è anche la pratica di attività sportive a livello sia agonistico sia amatoriale. Nel primo caso, si nota come il numero dei tesserati alla Federazione Italiana Sport Disabili sia aumentata del 20,4% tra il 1989 e il 1997 (Coni-Fisd-Censis). Non ci sono dati attendibili per le attività amatoriali.
IL LAVORO
Recenti dati Istat, che solo il 17% circa delle persone con disabilità, in età lavorativa è occupata. Di queste la maggioranza lamenta limitazioni sul tipo di lavoro
che può svolgere e sul carico che può sopportare.
Per quanto riguarda le pensioni solo l'8% del totale dei disabili ne usufruisce e sono irrisorie: dai 2mila ai 6mila euro lordi l'anno. E chi non lavora (il 98%) dichiara che vorrebbe lavorare se solo ci fossero le condizioni adeguate. Le donne disabili sono notevolmente svantaggiate rispetto agli
uomini, l'11% contro il 29%. Occorre però considerare che tra i disabili in età lavorativa circa il 27% è del tutto inabile al lavoro. Va comunque preso atto che la situazione lavorativa dei disabili, in realtà,è molto migliorata grazie alla legge 68/99: negli ultimi due anni sono stati 40mila gli ingressi nel lavoro. Naturalmente, la situazione è disomogenea sul Territorio.
LA FAMIGLIA
Il 28% dei disabili vive solo; anche in questo caso è prevalente il numero degli anziani (soprattutto vedove).
La condizione di disabilità tra i giovani ne comporta una permanenza nel nucleo d'origine; si riscontra così come il 34% dei disabili in età 25-44 anni viva con i genitori (rispetto al 19% dei non disabili). Ciò implica una situazione di maggiore necessità economica e, talvolta, di maggiore disagio. La famiglia rimane il perno fondamentale di riferimento per le persone disabili: il 90% dichiara un buon livello di soddisfazione rispetto alle relazioni familiari. Più bassa è invece la soddisfazione nei confronti delle relazioni con coetanei (amici). Forte è la percezione di emarginazione.
ALLA RESA DEI FATTI
Vivere, anzi riuscire a sopravvivere nel nostro Paese non è per niente facile. I nodi del problema, tuttavia, sono le risorse - i finanziamenti che insufficienti ed anzi in declino.
A chiedere legittimità, diritto al lavoro e ad una vita socialmente integrata, però, sono quasi tre milioni di persone appare tutt’oggi un’impresa. In alcune Regioni sono in corso i piani di zona che circostanziano le necessità della persona disabile e del territorio. In altre sono parecchio attive le cooperazioni sociali. Forte è stata la richiesta delle associazioni di un censimento, di un osservatorio nazionale sulla legge 68/99, così come di fare chiarezza e semplificare la procedura di certificazione che permette l'accesso alle liste del collocamento.
Noi non ci rinunciamo!
IL TERMOMETRO DELLA CIVILTA’
Corriere della Sera 10/03/2003
No, non preoccupatevi della data, perché da allora, “anno del disabile”, poco è cambiato, qualcosa anzi è peggiorato. Comunque, sul Corriere della sera, Giuliano Zincone, esternava alcune perplessità sul livello di civiltà italiano in tema di “diversità” constatando che:
« Visti da lontano, noi italiani sembriamo affettuosi e caritatevoli. Le nostre organizzazioni di volontariato sono numerose e generose. Fervono le tavole rotonde, i dibattiti e le iniziative che si preoccupano degli handicappati. Le nostre leggi, poi, sono piuttosto buone. Peccato che, in gran parte, siano disattese, o che non trovino finanziamenti adeguati. Nel frattempo, basta leggere le lettere (spesso disperate) scritte ai giornali o analizzare i fatti di cronaca per contare le umiliazioni, le ingiustizie, le truffe subite dai disabili. Gli invalidi «confinati», cioè completamente non autosufficienti,
sono più di un milione, in Italia. Trecentomila di loro sono praticamente reclusi, in istituto o in casa. Sono concittadini che la società allegra tende a dimenticare, a cancellare dal panorama urbano, dove c'è posto soltanto per gli spettacoli d’eleganza e d’efficienza. I disabili occupati, in Italia, sono meno del 20%, contro il 47 della media europea. Non si tratta di elargire «posti» come elemosine: è obbligatorio comprendere che anche i portatori di handicap possono rendersi utili. A Roma la «Trattoria degli amici», promossa dalla Comunità di Sant'Egidio, ha vinto nel 2002 il premio «Ristorante dell’anno». Nel locale lavorano disabili psichici che, evidentemente, sono abilissimi, peccato che per loro non esista assistenza pubblica nei trasporti. Tutte le sere, qualche volontario deve riaccompagnarli a casa. Infine, ma (ritengo) al primo posto, ci sono le barriere culturali. Secondo Newsweek le ditte italiane «hanno paura» di assumere i
disabili...è vero che da noi (come altrove) i commessi, gli impiegati, i venditori devono essere per forza giovani e belli Anche i ragazzini sono spietati contro i «diversi» (ciò è noto), ma è triste constatare che qualche genitore, piuttosto che educarli, li protegge. Un solo esempio: A Roma, un gruppo di alunni perseguitava e umiliava un compagno «Down». Il preside ha sospeso i discoli. Ma la madre di uno di loro, invece di punire il figlio, s'è presentata a scuola con un avvocato, per difendere il pargolo dalla (presunta) ingiustizia...». Tutti, poi, ricorderete che a Torino in una classe di una scuola superiore un ragazzo down, venne picchiato e le sevizie diffuse impunemente per molto sul web Bastava digitare su qualsiasi motore di ricerca la dicitura "Video divertenti" per trovare subito il filmato (arrivato al ventinovesimo posto tra i più scaricati su Google), né la
famiglia, né la scuola intervennero ma solo denuncia dell'associazione Vividown fece togliere il filmato!
Ed ora ditemi se le cose ora siano migliori...Vi invito al confronto.
“Vivere al massimo e pensare al minimo” è questo, secondo Marcello Veneziani, il pensiero negativo che fa veicolare Vasco Rossi. La polemica fra il cantante e il filosofo giornalista è scoppiata il giorno dell'uscita, in contemporanea, dei rispettivi lavori: "Vivere o niente" e "Vivere non basta". Si tratta di due opposti modi di vedere la vita e la sua essenza.
Veneziani, dalle colonne de Il Giornale, spiega che la vita deve avere un senso, non può essere il frutto del caso o di semplici e banali composizioni chimiche, la vita deve essere dedicata a qualcosa o qualcuno.
Da questa prospettiva il cantante Vasco Rossi viene visto come un nichilista proprio perché non crede in nulla e vede la vita senza scopo. Ma l’affondo più duro Veneziani lo fa, sempre quando dice a Vasco “lei non è un ribelle ma è un testimonial del conformismo della trasgressione, allineato allo spirito del tempo. Mi creda, oggi è molto più ribelle dire che la vita ha senso e destino, che abbiamo compiti e doveri. Oggi la vera trasgressione è la tradizione.”
Sempre dalle pagine de Il Giornale ha risposto Vasco Rossi sostenendo che Veneziani non ha capito il vero concetto di “vivere o niente”, in quanto non significherebbe l’esaltazione di una vita vuota e senza senso, ma anzi di una vita intensa, cioè l’esatto opposto. Il cantante cerca di dimostrare l'errore dell'interpretazione di Veneziani dicendo che ha condotto una vita regolare e che oggi, infatti, ha una famiglia ed un fegato come quello di un bambino ma, proprio questo, ha portato Veneziani a chiedersi perché, allora, Vasco abbia mandato messaggi incoerenti col suo stile di vita che dimostrerebbe qualcosa di diverso rispetto a ciò che per anni ha professato?
In estrema sintesi la logica, contrapposta all’idea di una esistenza emotiva e disperata, vissuta come “un’esplosione di energie e una discarica di eccessi, sregolata e insensata".
...e voi cosa ne pensate?
IL DOLORE INNOCENTE. DOMANDE SENZA RISPOSTE?
Di Don Dante
La ringrazio della richiesta che mi ha offerto spunto stamattina per capire la prima preghiera con cui la liturgia mi ha fatto aprire la giornata e dandomi spunto per un flash che settimanalmente mando a "La settimana", giornale settimanale della diocesi. Don Dante
Pregare oggi, pregare l'oggi
DIO È BUONO
“ Lodate il Signore perché è buono” (Salmo 135,1).
Qualche anno fa l'espressione “Dio buono”, se non era bestemmia, cadeva perlomeno sotto il precetto “non nominare il nome di Dio invano” e veniva confessato come peccato. Più che dal contenuto dipendeva dal tono e dalla situazione in cui veniva pronunciata.
Oggi, con tutto il male che vediamo nel mondo, si da quasi per scontato che Dio non è buono. La nostra società adolescenziale fa i malanni e pretende che Dio li ripari; non che li impedisca perché dovrebbe toglierci la libertà.
Ognuno di noi nel suo percorso adolescenziale ha ritenuto il proprio padre talvolta come cattivo perché non rispondeva consenziente alle nostre voglie e ai nostri capricci; poi (forse) abbiamo capito che era buono proprio quando ci faceva evitare pericoli e ci indicava linee di condotta che garantivano sicurezza. Altri tempi.
Oggi una Associazione di genitori e volontari che accompagnano ragazzi disabili domandano di mettere sul proprio sito web la risposta a una domanda molto seria e giustificata: “Il dolore innocente. Domande senza risposte?”. Provocazione per una riflessione responsabile, per una fede che superi emozioni e lacerazioni.
Londra, viaggio sessuale in Olanda per disabile con i fondi pubblici.
Si moltiplicano le richieste di finanziamento sociale del sesso utilizzando il denaro del programma «Putting People First» («Prima la gente»).
ARGOMENTI
Un luogo di prostituzione in Olanda
LONDRA - Il sesso «è un diritto umano». Ne sono convinti i servizi sociali di alcuni comuni britannici, che stanno utilizzando il denaro del programma del governo di Londra «Putting People First» («Prima la gente») per pagare rapporti sessuali con prostitute o visite a spettacoli di lap dance. Il caso è scoppiato sulla stampa d'Oltremanica negli ultimi giorni, quando si è diffusa la notizia che una città inglese finanzierà una vacanza ad Amsterdam per un giovane di 21 anni con ritardi di apprendimento, affinché possa essere iniziato al sesso nel quartiere a luci rosse della città olandese.
SALUTE SESSUALE - «E' stato a due corsi di salute sessuale e coscienza sessuale, e in sostanza vuole provare di che si tratta», ha spiegato parlando sotto anonimato un assistente sociale al tabloid Daily Mirror. «Le ragazze ad Amsterdam sono molto più protette di quelle sulle strade britanniche: lasciamolo divertire», ha aggiunto, «rifiutargli questo servizio sarebbe una violazione dei suoi diritti umani». Ma subito sono scoppiate le polemiche,...
DENARO PUBBLICO - Rispondendo a un'inchiesta sull'uso del denaro pubblico, almeno quattro comuni hanno ammesso di aver «tollerato» l'uso dei fondi per fornire ai clienti con handicap servizi di natura sessuale a pagamento. In Gran Bretagna, in effetti, pagare per un servizio sessuale non è un reato in sè: sono però perseguiti penalmente l'adescamento ai margini delle strade e i rapporti sessuali con donne costrette a prostituirsi...
La notizia gira da tempo sul web (es. www.diariodelweb.it)
E VOI CHE NE PENSATE? Scriveteci a: info@lavolanda.org
L’argomento sarà all’ordine del giorno del prossimo incontro del g.a.m.a. promosso e guidato dal dott. Mario STRAUDI per LA VOLANDA.
Dall’omelia del Vescovo di Vicenza Cesare Nosiglia
“La civiltà e la grandezza di un popolo si misurano sulla sua capacità di accogliere e valorizzare le persone, che hanno qualche difficoltà fisica o psichica”. Lo ha affermato stamattina il vescovo Cesare Nosiglia nell'omelia della Santa Messa con le persone disabili di tutta la diocesi.
Il Vescovo ha richiamato con forza “quanti hanno il dovere di promuovere adeguatamente, sotto il profilo umano, civile, sociale, economico e normativo, strutture, iniziative e personale appropriato per garantire una qualità di vita buona e serena alla vostra persona, che va riconosciuta nei suoi diritti inalienabili, senza discriminazioni di alcun genere”. E si è appellato a Ulss, Comuni, Provincia e Regione “affinché non siano tagliati i fondi per i servizi, che garantiscono le attività necessarie, a volte lo stesso lavoro e comunque ogni forma di sostegno, alle persone diversamente abili attraverso le loro famiglie e realtà sociali che se ne occupano”. “Si cerchino altre strade, dunque – ha invocato Nosiglia - senza diminuire quanto già ora appare un minimo indispensabile per la sopravvivenza dei servizi essenziali”.
Parole forti il Vescovo le ha avute anche riguardo al ruolo dei media: “c'è la necessità – ha affermato - di scuotere un’opinione pubblica addormentata dai mass media, che ignorano sistematicamente i problemi delle persone diversamente abili, oscurandoli dallo schermo televisivo, dove deve predominare le bellezza fisica, la persona patinata ed efficiente, secondo parametri virtuali non rispondenti alla concreta realtà del vissuto di tante famiglie e della stessa società”.
Il Vescovo ha rivolto anche un appello forte per il recupero di una cultura della sobrietà della vita, per “ritrovare la gioia del dono gratuito e della solidarietà disinteressata, scoprendone la ricchezza per se stessi e per gli altri”. “E' il tempo – ha concluso - di liberarci da quelle crescenti dipendenze da un presunto, eterno benessere fondato sull’accumulo, sul profitto ad ogni costo, sulla ricerca del potere del denaro e sullo spreco di risorse per la propria soddisfazione”.
Amano l'animale di casa come se fosse un figlio
Il vero scandalo degli invalidi
Ho la Sindrome di Down: ecco come mi vedo. Tu come mi vedi?
L'industria della carità
Lutto per l’Associazione
Perchè aderire nel Movimento Italiano Disabili
Assistente sessuale? In Francia ora si fa sul serio
“c’è da riflettere...che ne dite?”
alla festa pd, riflessione sulla disabilita'
Incontro con la diversità
RIFLESSIONI SU FACEBOOK
Giusi Ragazza down si laurea a Palermo dottoressa in Lettere *
Il punto sulla disabilità:
IL TERMOMETRO DELLA CIVILTA’
“Vivere al massimo e pensare al minimo”
IL DOLORE INNOCENTE. DOMANDE SENZA RISPOSTE?
Il sesso «è un diritto umano»?
“LA CIVILTA' DI UN POPOLO SI MISURA SULL'ACCOGLIENZA DELLE PERSONE DISABILI”
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